Il recente vertice Nato di Vilnius si è concluso con la promessa di far entrare l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica una volta terminata la guerra con la Russia. I vantaggi dell’adesione di Kiev sembrano evidenti e la maggior parte dei paesi della Nato vede l’Ucraina come un potenziale membro.
Ma l’Ucraina e gli attuali membri della Nato non sono gli unici potenziali beneficiari dell’allargamento a Est della Nato. Anche la Russia, che ha invaso l’Ucraina con il pretesto di impedire l’allargamento dell’Alleanza, ha paradossalmente da guadagnare da questa prospettiva.
L’ingresso dell’Ucraina nella Nato consentirebbe alla Russia di sprecare meno risorse nella produzione e nello stoccaggio di munizioni. Sebbene l’ossessione del Cremlino per il ripristino dell’impero russo non svanirà dall’oggi al domani, una volta che l’ingresso dell’Ucraina sarà un fatto compiuto cesserà infatti (o, meglio, dovrebbe cessare) di essere una terra contesa tra Mosca e Kiev. In altre parole, il rischio di una guerra contro la Nato aumenterebbe così tanto da indurre Mosca a desistere da ogni sogno di gloria in terra straniera.
Mentre l’adesione dell’Ucraina alla Nato sarebbe una cattiva notizia per il presidente russo Vladimir Putin e i suoi alleati (che vedrebbero di fatto svanire il sogno imperiale), l’ingresso nell’Alleanza potrebbe portare notevoli benefici ai cittadini della Federazione, visto che i futuri leader russi troverebbero sempre più difficile usare la retorica revanscista e isolazionista per consolidare il potere.
Cosa si intende per revanscismo?
Programma, movimento e più in generale atteggiamento nazionalistico tendente al recupero, con una nuova guerra, del territorio e del prestigio perduti in seguito alla sconfitta in una guerra precedente. Il termine deriva dal francese revanche (rivincita), che assunse particolare valore in Francia quando, dopo la sconfitta del 1870 e la perdita dell’Alsazia e della Lorena, sorse un movimento tendente alla rivincita nei confronti della Germania.
