Ci risiamo. Il Consiglio nazionale ucraino di sicurezza e difesa si è riunito d'urgenza in piena notte a Kiev, con il presidente Petro Poroshenko, per chiedere al Parlamento di dichiarare la legge marziale, dopo l'incidente sullo stretto di Kerch, fra Mar Nero e Mar d'Azov. Le forze armate russe hanno confermato l'incidente di domenica 25 novembre, in cui sono stati sparati colpi di cannone, sono stati feriti alcuni marinai ucraini e anche il sequestro di tre navi ucraine da parte della Russia: si tratta di due unità militari cannoniere e un rimorchiatore. Una violazione delle acque territoriali russe, secondo Mosca; un'aggressione non provocata secondo Kiev, che afferma di aver avvertito preventivamente la Russia del passaggio. Si tratta di uno degli episodi più gravi avvenuti fra i due Paesi dopo l'annessione della Crimea alla Russia nel 2014.
L’escalation della crisi tra Mosca e Kiev riapre l’annosa questione delle sanzioni imposte alla Russia da marzo 2014 dopo l’invasione dell’Ucraina e in scadenza il 31 gennaio 2019. Ma stanno funzionando?
Secondo Bloomberg, le sanzioni hanno compresso il prodotto interno lordo russo del 6% dal 2014. Il Pil del più grande esportatore di energia del mondo sarebbe ora del 10% più piccolo di quanto ci si potesse aspettare alla fine del 2013, prima della crisi della Crimea. Anche la riduzione del prezzo del petrolio non ha aiutato Mosca. Ben il 40% delle entrate del bilancio dello Stato derivano dall’oro nero.
Le conseguenze si leggono nei dati sulla crescita: 1-2% negli ultimi due anni. E l’Fmi stima l’1,7% per quest’anno e l'1,8% nel 2019. Sembrano dunque ottimistiche le previsioni governative che vedono un incremento del Pil superiore al 3% entro il 2021.
Tuttavia il divario del 6% indicato da Bloomberg non è tutto ascrivibile alle avversità scatenate dalle sanzioni. Hanno avuto un peso anche l’inefficace strategia perseguita dalla Banca centrale sull’inflazione e le difficoltà incontrate dalla maggior parte delle economie emergenti. Anche se il crollo del rublo ha finito per favorire le esportazioni.
Nonostante le sanzioni abbiano depotenziato l’economia russa, il vero obiettivo non dichiarato, limitare le ambizioni di Vladimir Putin in politica estera, non sembra esser riuscito. Eppure gli Usa ci hanno provato in tutti i modi e dicono di non voler mollare la presa. Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato due settimane fa che Washington intende imporre un nuovo round di sanzioni alla Russia, già ritoccate al rialzo ad agosto dopo il caso dell'ex agente segreto russo Sergei Skripal morto nel Regno Unito. E, ora, un altro pericoloso "incidente".