Il vice primo ministro della Federazione Russa, Andrey Belousov, ha dichiarato (il 4 agosto) che il Cremlino intende apportare modifiche migliorative alla rotta del Mare del Nord (che corre lungo la costa artica russa, dal Mar di Kara, lungo la Siberia, fino allo Stretto di Bering) per renderla consona al trasporto internazionale di merci.
Il costo stimato si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari. L’obiettivo è rendere il corridoio accessibile per 12 mesi l’anno, consentendo il transito a 150 milioni di tonnellate di merci. La regione artica è diventata un’altra area di intensa concorrenza tra Stati per le numerose rotte marittime che si apriranno a causa dei cambiamenti climatici, le riserve di risorse naturali e metalli preziosi, e per la posizione strategica che occupa.
In tale quadro, l’interazione tra gli attori internazionali nell’area si svolge sullo sfondo di un complicato intreccio geopolitico, che vede un rinnovato confronto tra Russia e Usa e, parallelamente, una crescente rivalità tra Washington e Pechino. Allo stesso tempo, invece, le relazioni russo-cinesi stanno assumendo i tratti di un partenariato strategico.
Negli Stati Uniti, le azioni della Russia nell’Artico e “l’infiltrazione” della Cina sono considerate una minaccia per l’Occidente. In particolare, con la sua potenza economica e navale in aumento, Pechino ha iniziato a sottoscrivere diversi progetti di sviluppo nella regione nonostante la sua mancanza di territorio, sottolineando la crescente rilevanza dell’Artico a livello globale.
Il 2 dicembre 2019, i due Paesi hanno inaugurato il gasdotto Power of Siberia, un’opera di 3.000 km che collega i campi siberiani russi alla Cina Nord-Orientale. Inoltre, le aziende di Pechino svolgono un ruolo chiave anche nella costruzione di Arctic LNG-2, il secondo progetto più grande di Mosca per il gas naturale attualmente in fase di sviluppo nell’Artico.