Stop a tutte le cessioni dei crediti di tutti i bonus fiscali, a partire dal superbonus. La novità è emersa nel decreto in materia di crediti fiscali che il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato nel Consiglio dei ministri e già approdato all’esame della Camera dopo la pubblicazione superveloce sulla Gazzetta Ufficiale. L’esecutivo ha optato per un clamoroso dietrofront per bloccare il caos che domina il mercato dei crediti fiscali legati ai lavori edilizi. In sostanza, Palazzo Chigi ha disattivato la norma quadro che regola le cessioni. Sono comunque esclusi da questa novità gli interventi già avviati.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel difendere il provvedimento ha citato le parole dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi: “Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento. Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito”.
Cosa accadrà ora? Dal 17 febbraio rimarranno tutte le forme di bonus però solo nella forma di detrazione di imposta. Il che, evidentemente, è un problema piuttosto che una soluzione, visto che privilegia i redditi elevati e penalizza fortemente quelli medio-bassi in un contesto nel quale l’idea di rendere gli edifici (non solo residenziali) più efficienti dal punto di vista energetico era una buona idea.
Inoltre, la Commissione ITRE del Parlamento europeo ha recentemente approvato la proposta di revisione della cosiddetta EPBD, la direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici (quelli residenziali almeno in classe energetica E entro il 2030 e in D entro il 2033, mentre gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030) che ha l’obiettivo di ridurre l’emissione dei gas ad effetto serra e il consumo energetico in campo edilizio entro il 2030, e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Per centrare tale obiettivo il governo non potrà tuttavia limitarsi alle detrazioni fiscali, in un paese che evidenzia un’elevata evasione fiscale e un tasso di occupazione modesto se paragonato a quello dei principali paesi europei. Ecco perché, molto probabilmente, l’esecutivo non potrà che varare un nuovo strumento simile al famigerato superbonus. Stavolta la norma sarà scritta meglio?