Un ex viceministro dell’Economia nel governo Berlusconi, dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Carlos Tavares dei giorni scorsi rilasciate presso la Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, si è messo a fare due conti.
“A cavallo fra la fine degli anni ‘70 e metà degli anni ‘90 – secondo l’economista ed ex senatore Mario Baldassari - tra sostegni diretti e indiretti lo Stato italiano ha immesso quasi due volte il valore di Fiat in Borsa in quel momento. È come se il contribuente italiano l’avesse comprata due volte”.
Dopo quel periodo di “incentivi” (presi dai soldi pubblici), la crisi divenne ancora più profonda, ma poi con l’arrivo di Sergio Marchionne, la trasformazione in Fca e l’acquisizione dei marchi statunitensi, il brand Fiat fu salvato.
Tornando a Tavares, a fronte della richiesta di incentivi da parte del Ceo per riattivare la produzione in Italia, Baldassarri aggiunge che “il cervello dirigenziale di Stellantis non è a Torino. È fuori dall’Italia, che viene considerata solo un mercato per le vendite. In questo disegno, il ragionamento di Tavares è quantomeno offensivo dell’intelligenza umana”.
Durante l’audizione alla Camera Tavares ha detto che produrre in Italia costa troppo e non è competitivo: per Baldassarri “dire che servono altri incentivi per aiutare i consumatori sembra un atteggiamento da Conquistadores che in America centrale con quattro vetrini volevano comprarsi l’oro. Un incentivo al consumatore alla fine va nelle tasche di chi vende. E il rischio è che non possa nemmeno finire a Stellantis ma alle aziende cinesi, perché i consumatori non sono vincolati a compare da un marchio specifico”.
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