In una recente audizione sul Def, il Documento di economia e finanza, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha lanciato l’allarme: una volta che tornerà la pace, non mancheranno incognite e sfide per l’economia italiana. “Quando le ostilità militari saranno concluse - ha sottolineato l’Upb - si aprirà comunque una fase di tensioni nei rapporti commerciali e nei mercati delle materie prime, con inevitabili ripercussioni per un’economia fortemente dipendente dall’estero come quella italiana”.
“Lo scenario base della previsione del Def - si legge in un passaggio della memoria che la presidente dell’Upb Lilia Cavallari, ha depositato giovedì 14 aprile presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, in occasione della sua audizione sul Documento di economia e finanza - sconta una risoluzione del conflitto in tempi relativamente brevi che, al momento, appaiono tuttavia molto aleatori. Se il conflitto durasse per tutto il secondo trimestre e il processo di normalizzazione impegnasse la seconda metà dell’anno in corso gli effetti economici stagflattivi (ovvero presenza in contemporanea di ondate inflazionistiche e stagnazione, ndr) sarebbero più evidenti”.
In particolare, “utilizzando il modello macroeconometrico internazionale di Oxford Economics l’Upb ha simulato quali sarebbero gli effetti del protrarsi del conflitto di un trimestre; i canali di trasmissione considerati sono la fiducia di consumatori e imprese, i tassi di interesse, i prezzi delle materie prime e la crisi dell’economia russa”. Ebbene, “sulla base dell’esercizio svolto la maggiore durata del conflitto comporterebbe, rispetto alla revisione di crescita già scontata, un’ulteriore riduzione del Pil di quest’anno, ma con trascinamenti anche sul prossimo”.
L’economia italiana sarebbe tra le più colpite da questo shock. “Il Pil subirebbe una contrazione addizionale di circa un punto e mezzo percentuale nel complesso del biennio. Contemporaneamente si assisterebbe a più marcati incrementi dei prezzi al consumo, per circa 2,5 punti percentuali cumulati nel 2022-23 nel caso dell’Italia”.