Dal 1 gennaio 2024 i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) includeranno altri sei Paesi: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Secondo il Presidente brasiliano Lula da Silva, “i Brics+6 rappresenteranno il 36 per cento del Pil mondiale e il 47 per cento della popolazione dell’intero pianeta”.
Inoltre, una ventina di altre economie emergenti - ha aggiunto Lula da Silva - hanno già bussato alla porta chiedendo un possibile ingresso. L’ampliamento ha per obiettivo la competizione economica (con il dollaro) e quella politico-finanziaria (in istituzioni internazionali riconosciute come Fmi e Banca Mondiale) con l’Occidente.
Torniamo ai numeri. La popolazione combinata dei BRICS è di 3,24 miliardi di persone (40 per cento circa della popolazione mondiale). E, dal 2024, con circa 404 milioni di abitanti dei nuovi Paesi membri, la popolazione dei Brics allargati arriverà a contare oltre 3 miliardi e 600milioni di individui sfiorando il 48 per cento degli 8 miliardi che abitano il Pianeta. La popolazione del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) si ferma a quota 772 milioni.
Le economie attuali dei Brics valgono in termini aggregati circa il 32 per cento del Pil globale (20 anni fa pesavano poco più del 15 per cento). A livello nominale, il Pil combinato è di 26-27mila miliardi di dollari (dati 2022), ovvero il 60 per cento del Pil combinato del G7 (che pesa il 46 per cento di tutto il Pil globale, ma una decina di anni fa questa percentuale era pari a 66). I sei nuovi ingressi aggiungeranno altri 3mila miliardi al Pil dei BRICS portando il dato complessivo prossimo ai 30 mila mld.
Comparando i due blocchi sulla base del Pil nominale è evidente che il sorpasso resta una prospettiva di medio-lungo termine. Ma, se il coordinamento tra i BRICS+6 dovesse funzionare, la sua massa critica, a livello politico, potrebbe avere un ruolo sempre più determinante nell’orientare le decisioni di organizzazioni internazionali come Onu, Fmi, e Omc.
Considerando il Pil a parità di potere d’acquisto la fotografia muterebbe, perché in questo caso i BRICS, anche senza i nuovi sei membri, hanno già contribuito al 31,5 per cento del Pil globale, rispetto alla quota del G7 pari al 30 per cento.
Dati che hanno spinto il presidente cinese ad invocare una riforma della finanza internazionale. Secondo Xi Jinping, i tempi sono maturi per istituzionalizzare un’altra valuta forte oltre il dollaro, una sorta di moneta unica dei nuovi BRICS.
Tuttavia le attuali difficoltà economiche cinesi, la contrazione conclamata del Pil di Mosca, il debito pubblico e l’inflazione galoppante in Argentina sembrano escludere la possibilità che l’obiettivo di una nuova valuta possa essere raggiunto nel breve periodo.