La più grande azienda petrolifera al mondo, ossia la saudita Aramco — colosso da 500 miliardi di dollari di introiti nel 2023 — ha deciso di investire nei motori a combustione interna.
In sostanza, Saudi Aramco ha deciso di investire 740 milioni di euro per acquistare il 10% delle azioni di Horse Powertrain, azienda specializzata nella produzione di motori tradizionali nata da una joint venture fra la cinese Geely e la francese Renault.
È vero che l’Arabia Saudita, con le sue aziende di Stato, ambisce a entrare da protagonista anche nel mercato dei veicoli elettrici, in particolare con il marchio Ceer e vuole anche diventare il più grande produttore mondiale di idrogeno verde.
Ed è anche vero che la stessa Aramco, a gennaio, aveva annunciato di aver ricevuto dal ministero dell’Energia la richiesta di abbandonare i piani per aumentare la capacità produttiva da 12 milioni di barili al giorno a 13 milioni entro il 2027 e di mantenere la capacità massima sostenibile ai livelli attuali.
Ma quell’investimento non sa di scommessa su una frenata nel passaggio all’elettrico? In realtà, il ragionamento è un po’ più sottile: con i grandi marchi auto che smetteranno di progettare motori a combustione interna diventerà conveniente, nella fase di transizione, acquistare quelli prodotti da terze parti, come Horse Powertrain. E Saudi Aramco pensa che la fase di transizione, a livello globale, non sarà affatto breve.