Dopo le recenti elezioni in Pakistan, Imran Khan e il suo partito Tehreek-e-Insaf stanno formando un nuovo governo. Ma si trovano a fronteggiare una crisi economica, l'ennesima, che l’Fmi non è riuscito a tenere sotto controllo, nonostante il Pakistan sia diventato dipendente dalle ricette prescritte dal Fondo. Il paese ha già trascorso 22 degli ultimi 30 anni in una dozzina di diversi programmi proposti dall’organizzazione con sede a Washington.
Come hanno spiegato gli ex consiglieri dell'Fmi Ehtisham Ahmad e Azizali Mohammed, nessun funzionario del Fondo ha alcun incentivo a riformare i problemi economici strutturali del paese e così il ciclo di salvataggio continua.
Ma le politiche dell’Fmi sono state fallimentari. Per decenni, i programmi proposti hanno indebolito la produttività e la crescita del Pakistan, creando le condizioni per un modello basato su rendite e corruzione. È stato chiesto a Islamabad di alzare le imposte alla fonte e tassare maggiormente i consumi energetici, ma queste misure hanno danneggiato l'occupazione e l’incremento degli investimenti. Così come non sembra essere stata una buona idea quella di aumentare le tasse scolastiche, i costi delle transazioni bancarie e dell’accesso a Internet.
I repentini cambi della politica fiscale hanno impedito alle imprese di pianificare investimenti e sviluppo. Inoltre, accanto alle politiche fiscali distorsive, il Fondo ha suggerito di ridurre la spesa pubblica senza attuare riforme strutturali, ben sapendo quale sia l’effetto di tali scelte sull’economia.
Dagli anni '90, i finanziamenti per i servizi pubblici - tra cui ferrovie, polizia, sanità e istruzione - sono stati ridotti della metà. Simile sorte è toccata al progetti infrastrutturali.
E i costosi prestiti dell’Fmi continueranno anche con il governo Khan, che probabilmente ripeterà gli errori del passato. Si aggrapperà ai tassi di cambio fissati in modo artificioso, evitando al contempo di attuare riforme che sarebbero invece necessarie. Così facendo accumulerà più debito e aggiungerà ulteriori inefficienze nel sistema. Presto arriverà una nuova recessione e il Fondo offrirà il suo ennesimo, presunto, aiuto.
Nel frattempo, l'istruzione è sottofinanziata, aumenta la carenza di energia e acqua, gli squilibri macroeconomici peggiorano e la capacità di intervento da parte del governo diminuisce. Per il Fondo raggiungere rapidamente indicatori macroeconomici stabili è tutto ciò che conta, anche se questo accelera la decadenza sociale e politica. Eppure, il Pakistan avrebbe i numeri per diventare una tigre asiatica.