In Portogallo il tasso di povertà (la percentuale di abitanti che vivono con meno di 632 euro al mese) e quello di disuguaglianza stanno migliorando. Tra il 2022 e il 2023 il tasso di povertà è passato dal 17 al 16,6%, mentre la disuguaglianza, misurata con il coefficiente di Gini (un indice che varia da 0 a 1, con 0 che indica la perfetta uguaglianza dei redditi e 1 la massima disuguaglianza), è scesa da 0,34 a 0,32. Nel 1994 il tasso di povertà era del 23%, pari a 2,3 milioni di persone; oggi si trovano in tali condizioni 1,8 milioni di abitanti.
Questi risultati sono dovuti alla crescita economica, ma anche all’introduzione di misure pubbliche di sostegno ai più deboli, come l’aumento del salario minimo nazionale, il Complemento solidário para idosos (Csi, un’integrazione al reddito degli anziani più poveri) e varie altre forme di aiuto per i giovani e le famiglie.
Tuttavia, nonostante i dati incoraggianti, il Portogallo resta uno dei paesi dell’Ue più disuguali: è quarto dietro la Bulgaria, la Lituania e la Lettonia, con circa 2,1 milioni di persone (un quinto della popolazione) che vivono in condizioni di povertà o di esclusione sociale, cioè cittadini che non possono godere degli stessi benefici e opportunità di tutti gli altri.