La caduta della lira, che dall’inizio dell’anno ha perso circa il 30% del suo valore rispetto al dollaro, e le condizioni difficili dell’economia, stanno provocando smottamenti all’interno del governo del presidente turco Erdogan. Il ministro delle Finanze e genero di Erdogan, Berat Albayrak, si è dimesso, annunciando la decisione con un post su Instagram, ma adducendo motivazioni personali: "Ho deciso che non posso continuare come ministro, cosa che svolgo da quasi cinque anni, a causa di problemi di salute”.
Il suo post arriva il giorno dopo la decisone del presidente Erdogan di licenziare il governatore della Banca centrale Murat Uysal - il secondo in 16 mesi e il quarto in cinque anni - e di dare l’incarico a Naci Agbal, che nel 2018 era stato sostituito al ministero delle Finanze proprio da Albayrak. Agbal non condivideva alcune scelte di politica economica di Albayrak che avrebbero contributo a non tenere sotto controllo l’inflazione, rimasta a doppia cifra nonostante l’obiettivo del governo di portarla al 5%.
Sullo sfondo dei continui cambi al vertice della banca centrale c’è la battaglia per l’indipendenza dell'istituto: l’interventismo di Erdogan, che è contrario ad alzare i tassi di interesse nonostante tutte le banche centrali considerino questa la strada per contenere l’inflazione, preoccupa gli investitori e viene indicato come uno dei principali fattori della debolezza della lira turca.