La Turchia punta a crescere ancora di più. “Il nuovo obiettivo è un Pil da 2 trilioni di dollari”, ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan, che per riuscirci sa di dover raddoppiare l'attuale Pil entro il 2023.
È, innanzitutto, necessario spingere sugli investimenti tecnologici, che, secondo Erdogan, contribuiranno a ridurre il deficit del conto delle partite correnti del paese attraverso la diminuzione delle importazioni di prodotti ad alta tecnologia. “Questa è la logica alla base delle mosse che vanno dalla centrale nucleare di Akkuyu alle energie rinnovabili, dall’industria automobilistica alla difesa”, ha aggiunto il presidente turco.
Situato nella provincia meridionale di Mersin, lo stabilimento di Akkuyu, vanta quattro reattori, ciascuno con una capacità di 1.200 megawatt, e sarà costruito dall'Agenzia russa per l'Energia Nucleare Statale di proprietà pubblica. Produrrà 35 miliardi di kilowatt di elettricità a pieno regime, che soddisferanno circa il 10% del fabbisogno della Turchia.
Erdogan ha sempre più mano libera all’interno del suo paese. Il parlamento ha ratificato l’estensione dello stato di emergenza in corso in Turchia per la settima volta in seguito al tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016, che provocò la morte di 250 persone e quasi 2.200 feriti.