La Cina abbassa le stime di crescita, fissate “attorno al 5,5%” per il 2022. In uno scenario esterno “volatile”, segnato dalla guerra in Ucraina, e con pressioni sull’economia interna che derivano dal settore immobiliare e dalle forti restrizioni messe in atto contro la diffusione del Covid-19, il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha presentato il rapporto sul lavoro del governo ai circa 2.800 delegati dell’Assemblea nazionale del popolo, il ramo legislativo del Parlamento cinese.
Nonostante una crescita dell’8,1% raggiunta nel 2021 - molto al di sopra del target fissato lo scorso anno di una crescita di almeno il 6% - nel 2022 l’economia cinese affronta una “triplice pressione” per la contrazione della domanda, i problemi dell’approvvigionamento e l’indebolimento delle aspettative.
Sullo scenario esterno, c’è anche l’invasione russa dell’Ucraina (anche se non è stata menzionata nel suo intervento), con le ripercussioni sui mercati finanziari e sui prezzi di gas e petrolio.
Tornando all’interno del perimetro domestico, nel 2022, la Cina punta a creare undici milioni di posti di lavoro nelle aree urbane e a contenere l’inflazione attorno al 3%.
L’altra faccia della medaglia è la spesa militare. Nel 2022, la Cina aumenterà il budget destinato alla Difesa, previsto in crescita del 7,1% (circa 209,8 miliardi di euro) a un ritmo più elevato del previsto 6,8% di crescita dello scorso anno.
La previsione delle spese militari è oggetto di attenzione da parte dei Paesi vicini e da Washington, come indicazione di quanto Pechino intenda finanziare le proprie Forze Armate di fronte alle sfide, in particolare le tensioni con Taiwan (isola strategica per l'economia globale) e nel Mar cinese meridionale.
Il premier cinese ha ricordato anche Hong Kong, che deve essere “governata dai patrioti” - elemento chiave su cui Pechino ha fondato la repressione dei movimenti pro-democrazia - e la questione di Taiwan, nodo irrisolto nei rapporti con gli Stati Uniti, e su cui la Cina ha aumentato la pressione diplomatica, economica e militare.
La Cina promette di fare avanzare la “crescita pacifica delle relazioni nello Stretto di Taiwan” e la “riunificazione” dell’isola con la Repubblica Popolare Cinese - ha detto Li - e si oppone alle interferenze straniere e ai “separatisti”, come Pechino considera l’amministrazione di Tsai Ing-wen.