Aumentare la domanda interna. È l'ultimo mantra di Xi Jinping. Il presidente cinese ha capito che questo è il modo per mantenere la seconda più grande economia del mondo in pista nonostante una "complicata" situazione globale.
I dati ufficiali sulla crescita parlano nel primo trimestre 2018 di un 6,8%, ovvero molto vicino allo stesso valore rilevato per 11 trimestri consecutivi. Niente male, ma disaggregando il dato emerge un altro quadro: la crescita è diminuita in 11 su 17 province, in 4 è rimasta invariata e solo due hanno registrato tassi più alti.
Un esempio su tutti. Tianjin, un tempo volano della crescita cinese, ha registrato un aumento del Pil dell'1,9% su base annua. Soltanto l’anno precedente era dell'8%. Un segnale del decadimento è fornito anche dagli investimenti in immobilizzazioni (escludendo il settore agricolo), che sono diminuiti nel primo trimestre del 25,6% rispetto all'anno precedente.
Il governo cinese, impegnato a contrastare il rischio finanziario, ha dichiarato di volere uno sviluppo “di alta qualità” piuttosto che incentrarlo esclusivamente sull’aumento del Pil. Ma l’evidenza empirica sembra suggerire quanto sia ancora più urgente puntare su un modello basato sull’innovazione.