Il governo brasiliano ha tagliato le stime sul Pil per quest'anno dal 2,2 all'1,5%. Altri più pessimisti, come Goldman Sachs, prevedono che l'economia rallenterà fino all'1,2% nel 2019, rispetto all'1,7% ipotizzato in precedenza. Secondo la Banca centrale, il paese rischia di andare in recessione per la prima volta dal 2016, quando gli scandali sulla corruzione e la volatilità dei prezzi internazionali del petrolio avevano pesato sul Pil della prima economia sudamericana.
Il presidente Jair Bolsonaro ha promesso di ripristinare la fiducia degli investitori e di aumentare la crescita economica tagliando le tasse, deregolamentando il mercato, e privatizzando le risorse statali. Tuttavia, circa il 25% della forza lavoro è tuttavia disoccupata o sottoccupata e il livello dei salari è mediamente basso. Il settore manifatturiero brasiliano sta vacillando anche a causa delle crescenti tensioni commerciali tra Usa e Cina. Il Brasile è uno dei maggiori produttori al mondo di alluminio, ma il mercato globale si trova ora di fronte a una sovracapacità. Anche le vendite al dettaglio sono deboli, segno di redditi disponibili stagnanti.
Nel frattempo, la banca centrale ha chiarito di non poter tagliare i tassi di interesse per sostenere l'economia a meno che il governo non fornisca maggiore chiarezza sulle riforme economiche che intende attuare. Il timore è che Bolsonaro possa decidere di tagliare le tasse in estate, proprio quando si sta facendo strada l’idea di un taglio dei tassi nei prossimi mesi. Ma il mix simultaneo delle due misure potrebbe avere effetti deleteri sull’economia.