Nel 2017, la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie ha definito Lagos la città più elegante del mondo e quella in cui la moda è “l’unica vera democrazia: dalla classe d’élite amante delle etichette occidentali, ai lavoratori poveri nei loro abiti di seconda mano meravigliosamente messi insieme”.
In realtà – secondo l’Unesco - anche altre città, come Abidjan, Casablanca, Dakar, Johannesburg e Nairobi, potrebbero essere ugualmente meritevoli del titolo.
La moda africana infatti è in forte espansione grazie ai compratori internazionali e alla crescente domanda da parte della classe media urbana, segnalata in espansione del continente.
Attualmente ci sono settimane della moda in 32 paesi del continente. Il settore dell’abbigliamento dell’Africa sub-sahariana, vale 31 miliardi di dollari, ed è destinato a crescere ogni anno.
La moda potrà rappresentare un potente trampolino di lancio per l’uguaglianza di genere, contribuendo alla creazione di milioni di posti di lavoro aggiuntivi in tutto il continente, soprattutto per donne e giovani.
Ma gli ostacoli non mancano. Dato che spesso le donne non hanno un conto bancario o controllo sulle proprie finanze, uno dei maggiori ostacoli è l’accesso al capitale.
Secondo la Banca Mondiale, nel 2017, solo il 37 per cento delle donne aveva un conto bancario nell’Africa sub-sahariana, rispetto al 48 per cento degli uomini.
Le donne, inoltre, sono spesso escluse dalle opportunità di istruzione a causa delle aspettative culturali legate al matrimonio e alla famiglia.