Se si prendono in esame tre indicatori (Pil pro-capite, disoccupazione e Neet, ovvero giovani che non studiano né lavorano) e il cosiddetto indice di Williamson, che misura la disuguaglianza, ne esce un quadro tuttosommato non così male per l’Italia che si posiziona in una zona intermedia della classifica a livello europeo. Tuttavia, a una analisi più attenta dei dati emerge un fatto interessante.
6 Marzo, 2019
Ultimo aggiornamento: 08/03/2019 06:55
UeEconomiaAnalisi e dati
La regione all’interno della quale si trova la capitale di uno stato si discosta solitamente in maniera significativa del resto del paese per quanto riguarda i tre indicatori presi in esame, comportando così una netta alterazione nella misura della disuguaglianza intra-regionale. Ciò non sorprende: le grandi città (e in particolare le capitali) hanno caratteristiche a sé stanti.
Ora l’Italia conquista il primo posto in relazione a ciascuno dei tre indicatori considerati. Non conteggiare Roma (o meglio, nell’analisi qui considerata, il Lazio) infatti non altera sostanzialmente la disuguaglianza regionale italiana mentre, per esempio, Londra e Parigi fanno la differenza nei loro rispettivi paesi. L’evidenza empirica è eloquente: il territorio italiano si rivela essere il più frammentato tra quelli dei principali partner europei. Ma questo è un tema che resta nascosto come polvere sotto il tappeto nel dibattito pubblico.
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