“Se la recessione dovesse rivelarsi pesante ci attende una tempesta finanziaria”. Così Luigi Zingales, economista e professore alla Scuola di business Chicago Booth, dalle pagine de La Stampa commenta la situazione italiana e i rischi che potremmo correre dopo l’estate.
Secondo Zingales, “la verità è che siamo in una stagnazione ventennale perché non facciamo le riforme strutturali”. E sulla Bce “ricordiamoci che lo spread non è sceso con le riforme di Monti, ma quando Draghi ha detto whatever it takes”.
E alla domanda se vede proprio il governatore della Banca centrale europea a capo di un possibile governo tecnico in Italia, Zingales risponde: “E’ una persona straordinaria, ma non basta. Se arriva una tempesta ci vuole un Draghi alla Bce. L’Europa è stata fortunata ad averlo durante la crisi. Con un altro come Trichet (il governatore precedente) l’euro non sarebbe sopravvissuto. Dunque speriamo in un successore all’altezza.”
Tornando all’Italia, Zingales non promuove appieno il governo gialloverde. “Non c’è stato un grande cambiamento, ma una battaglia per due misure dal grande impatto politico come quota 100 e reddito di cittadinanza. La prima non l’avrei fatta, mentre la seconda può portare un po’ di domanda, visto che i servizi scendono meno della manifattura.”
Per l’economista, tuttavia, il vero problema è la Germania: “Finora abbiamo avuto un’egemonia culturale tedesca che ha imposto una disciplina molto severa a tutti e particolarmente all’Italia. Chi dovrebbe cambiare è la Germania, che ha lo spazio fiscale per fare una manovra espansiva. E, infatti, il loro ministro dell’Economia ha lanciato un piano di sviluppo basato sul nazionalismo economico proponendo di sussidiare le imprese di Stato.” Occorre riconoscere che se lo dicesse il governo italiano in molti griderebbero allo scandalo.