“Mi hanno dato una maschera per il viso e ho ricevuto litri e litri di ossigeno. È stato un momento difficile, non lo nego”. Il premier britannico Boris Johnson, scampato al coronavirus che l’ha costretto al ricovero in terapia intensiva, ripercorre in un’intervista al Sun i momenti più complicati della sua malattia.
“Ero consapevole – dice Johnson - che c’erano piani di emergenza in atto. I medici avevano una strategia per affrontare uno scenario tipo la morte di Stalin”. Il riferimento è forse alle ore convulse seguite alla scomparsa del dittatore sovietico nel 1953 per emorragia cerebrale, tra sospetti che non fosse stato curato dopo un ictus o addirittura assassinato dai suoi rivali interni.
“Era difficile credere che in pochi giorni la mia salute si fosse deteriorata a tal punto – aggiunge il premier -. Ma il momento brutto è arrivato quando le probabilità di mettermi un tubo nella trachea erano 50-50”.
Ora, spiega Johnson, “sono guidato da un desiderio travolgente di rimettere in piedi il nostro paese, di nuovo in salute, e sono molto fiducioso che ci arriveremo”.