Il Pil Usa è stato rivisto al rialzo nel quarto trimestre e sale in seconda lettura del 4,1% congiunturale, contro il +4% della stima iniziale. Gli analisti si aspettavano un rialzo del 4,2%. Il dato odierno fa seguito al balzo del 33,4% del terzo trimestre, che segue a sua volta il crollo del 31,4% del secondo trimestre. L'economia americana si è contratta del 3,5% nel 2020. Si tratta del calo maggiore dal 1946, ma tutto sommato non è così catastrofico come quello registrato da molte economie avanzate.
Le nuove domande per i sussidi settimanali di disoccupazione calano a 730 mila unità dalle 841 mila unità di sette giorni fa (dato rivisto dalle iniziali 861 mila unità). Gli analisti si aspettavano una riduzione a 838 mila richieste. Lo ha riferito il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti. Il livello complessivo delle richieste, seppure in netto calo, permane elevato, sopra il livello pre-pandemico di 695 mila unità, ma sotto alle 926 mila unità dei primi di gennaio. Il mercato del lavoro Usa sta già beneficiando di un piano di aiuti del governo da 900 miliardi di dollari varato a gennaio e aspetta gli altri 1.900 di dollari del pacchetto Biden, ancora in discussione al Congresso.
C’è poi l’impennata dei rendimenti sui Treausury Usa che spaventa i mercati. Ieri (25 febbraio) Wall Street ha chiuso in rosso, mentre oggi (26 febbraio) le Borse asiatiche vanno a picco, con Tokyo che ha chiuso in calo quasi del 4%.
La causa? Tutto parte dal balzo dei tassi obbligazionari Usa. Il rendimento sui decennali a stelle e strisce oggi è tornato all’1,486% dopo essere volato ieri all’1,6%, il top da un anno. Alla luce dei rendimenti dei bond a 10 anni, gli investitori temono che la ripresa dell’inflazione (altro dato macro sotto osservazione) spinga la Federal Reserve a mettere da parte le politiche di liquidità e ad alzare i tassi di interesse, nonostante il governatore della Banca centrale, Jerome Powell, martedì abbia assicurato che non accadrà.
Questa forte ripresa dell’economia, invece, secondo gli analisti innesterà un aumento del costo del denaro. Il rialzo dei tassi Usa risponde a questa aspettativa, che si riflette negativamente soprattutto sui titoli tecnologici: chi investe in questo ambito generalmente deve aspettare più tempo per recuperare i propri investimenti, perchè la loro scommessa è sul lungo periodo. Uno scenario poco attraente durante i periodi di inflazione. Insomma, questa ripresa della prima economia al mondo è destinata a determinare alcune sorprese. E siamo solo all’inizio.