L’allarme sul tracollo economico della Russia è già acqua passata? Troppo presto per dirlo, ma sicuramente le sanzioni economiche imposte dall’Occidente sono meno pesanti e meno efficaci di quanto vogliamo credere.
D’altronde le eccezioni poste dall’Europa sono rilevanti: Mosca continua a ricevere pagamenti in valuta pregiata per gas e petrolio, più che sufficienti a continuare la guerra a scongiurare per ora la bancarotta sovrana.
Anche l’economista Paul Krugman accusa, tra gli altri, la Germania di essere stata moralista contro i Paesi dell’Europa meridionale all’epoca della crisi debitoria dell’Eurozona e di non esserlo oggi nei confronti di se stessa, rifiutando sacrifici che potrebbero forse accorciare la guerra.
Ben più efficace delle (attuali) sanzioni occidentali, sarebbe un aumento della produzione petrolifera da parte dei paesi Opec: farebbe scendere i prezzi dell’energia e questo taglierebbe subito i fondi che affluiscono a Mosca per comprare armi. Ma Biden non può contare su Arabia Saudita ed Emirati, ovvero chi comanda nel cartello petrolifero dell’Opec.
Non solo: esistono innumerevoli strategie con cui un paese può aggirare le sanzioni, per esempio costruendo una ragnatela internazionale di società-ombra e prestanome apparentemente di altre nazionalità, attraverso cui far passare i propri business.
La cronaca americana di questi giorni offre un nuovo spunto: pesce e frutti di mare continuano ad arrivare dalla Russia negli Stati Uniti, dopo complesse operazioni per farli apparire come prodotti made in China. Spariscono così le tracce della provenienza originaria.
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