“Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta". Il premier Mario Draghi prende la parola e apre così le sue attese comunicazioni al Senato, dopo le dimissioni respinte da Mattarella.
Il tono del premier è a tratti duro. Rivendica il risultati del suo governo: “Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti oltre alla corposa agenda delle semplificazioni sono un passo essenziale per l’Italia. Ad oggi tutti gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti”.
“Non votare la fiducia di un esecutivo di cui si fa parte è un gesto politico evidente. Non è possibile ignorarlo, perchè vuol dire che chiunque può ripeterlo e perchè viene dopo mesi di strappi e ultimatum - continua il presidente del Consiglio -. L’unica strada se vogliamo ancora rimanere insieme è ricostruire daccapo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani”.
Poi si rivolge ai senatori: “Voi siete pronti a ricostruire questo patto di fiducia? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito?”. L’Aula appalude. Matteo Salvini rimane immobile. Come anche i senatori del M5S.
Domani (21 luglio) Draghi sarà alla Camera. Ma già oggi tutto sarà più chiaro. Dopo l’intervento, seguirà il dibattito e intorno alle 19.30 un voto di fiducia che definirà il futuro del governo, o la definitiva crisi. Anche se i numeri non sembrano essere in discussione, sarà chi voterà a fare la differenza. Un fatto più qualitativo, meno quantitativo.