In quasi tutte le principali città dell’America Latina si annida ormai la violenza. Anche le capitali tradizionalmente considerate pacifiche stanno iniziando ad assomigliare ad altri punti caldi come Reynosa, Tijuana, Port-au-Prince, Rio de Janeiro e Cali.
Infatti, sebbene l’America Latina abbia più di 180 milioni di persone che vivono in povertà e abbia la reputazione di regione con le maggiori disuguaglianze al mondo, la violenza è diventata la preoccupazione numero uno per la maggior parte dei paesi della regione. Il successo o il fallimento dei governi nel frenarla è quindi diventato un fattore determinante per il loro sostegno popolare.
Ad esempio, il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha sfruttato la frustrazione popolare per la violenza per rafforzare la propria posizione. Sebbene l’approccio di Bukele per reprimere la violenza delle bande abbia sollevato serie preoccupazioni sui diritti umani, i suoi sforzi si sono rivelati apprezzati dagli elettori. Recentemente è stato rieletto in maniera schiacciante, con l’82,66 per cento dei voti.
Progettare una strategia antiviolenza che offra la sicurezza a cui aspira un’enorme percentuale di latinoamericani è forse la sfida più difficile che molti governi della regione devono affrontare. Ma è anche la più importante.