A livello globale, l’uguaglianza di genere è tornata ai livelli pre-Covid, ma il ritmo del cambiamento è stagnante a causa delle crisi convergenti che rallentano i progressi, secondo il Rapporto globale sulla disparità di genere 2023 del World Economic Forum.
Il divario complessivo tra i sessi si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto allo scorso anno. L’anno di raggiungimento dell’uguaglianza di genere previsto resta comunque lo stesso: 2154.
Il progresso complessivo nel 2023 è in parte dovuto alla riduzione del divario nel livello di istruzione, con 117 Paesi su 146 indicizzati che hanno colmato almeno il 95 per cento di tale divario. Nel frattempo, il divario nella partecipazione economica e nelle opportunità si è ridotto del 60,1 e quello nell’emancipazione politica solo del 22,1.
La parità è progredita di soli 4,1 punti percentuali dalla prima edizione del rapporto nel 2006, con un rallentamento significativo del tasso di variazione complessivo. Per colmare il divario complessivo tra i sessi saranno necessari 131 anni. Al ritmo attuale, ci vorranno 169 anni per la parità economica e 162 anni per quella politica.
Per il 14° anno consecutivo, l’Islanda si conferma il primo Paese al mondo per uguaglianza di genere e l’unico ad aver colmato oltre il 90 per cento del divario di genere. Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove classificati hanno colmato almeno l’80 per cento del loro divario.
L’Italia? Perde 16 posizioni in un anno slittando dalla posizione 63 alla 79, dopo Thailandia, Etiopia, Georgia, Kenya e Uganda. Le cose vanno ancora peggio se si guarda alla partecipazione economica e alle opportunità (104esima posizione). La migliore performance tra gli ambiti analizzati è quella relativa alla politica che vede il nostro Paese alla 64esima posizione. Guardando alla classifica europea l’Italia si colloca alle 30esima posizione dopo Bulgaria, Montenegro, Malta, e Macedonia.