La storia contemporanea di Germania, Spagna e Gran Bretagna ci dice che nell’attuale contesto tutto è più complesso di come sembra. Se la grande recessione dell’economia appare in fase di superamento, sembra che ora siamo entrati in una seconda recessione, quella dei sistemi politici.
Negli ultimi dieci anni l’economia internazionale ha affrontato due shock, Lehman e la crisi dell’euro, ma anche la politica non sta un granché. Germania, Regno Unito e anche Stati Uniti hanno prodotto il voto più spiazzante del dopoguerra mentre erano in piena occupazione (la Repubblica federale con appena il 3,8% di disoccupati). Il caso della Spagna, che negli ultimi dieci anni è cresciuta attorno al 3%, è stato spiegato con la decisa attuazione di “riforme strutturali”. Ma se si guarda bene non si vede soltanto la continua deflazione dei salari nella penisola iberica. Emerge anche che la rivolta secessionista catalana affonda le radici direttamente nella crisi dell’euro: in pieno dissesto, rimasto senza fondi, il governo locale di Barcellona nel 2011 ha scelto di individuare in quello di Madrid la causa dei propri problemi.
La fragilità dei sistemi e il rischio di recessione sono ora evidenti soprattutto nella politica. Siamo in una fase di ripresa economica, ma rischiamo ancora una recessione democratica.