Alcune relazioni inviate all’Eliseo dai Servizi segreti francesi svelano uno scenario inquietante per il paese transalpino. Cresce l’influenza delle Autorità turche in Francia. L’allarme è firmato dalla Direzione Generale della Sicurezza Interna (DGSI), dalla Direzione Generale per la Sicurezza Esterna (DGSE) e dalla Direzione Intelligence della Polizia (DRPP) ed è stato lanciato alla fine di ottobre del 2020, svelando portata, forma e obiettivi di una vera e propria strategia di infiltrazione guidata da Ankara attraverso le reti gestite dall’Ambasciata turca a Parigi e dal MIT, il Servizio di spionaggio turco.
Questi “vettori di influenza” sottolineati dagli esperti francesi agiscono principalmente con la popolazione immigrata turca. A cominciare dalle scuole turche, dove gli insegnanti sono “tutti asserviti all’AKP” (il partito conservatore islamista fondato e guidato da Recep Tayyip Erdogan, ndr). Secondo i servizi francesi, il controllo del potere da parte di Ankara va oltre l’istruzione e assume la forma del “controllo della comunità turca” attraverso una galassia di circa 650 associazioni, coordinate da una confederazione rappresentata non solo in Francia ma anche in Germania, Belgio e Paesi Bassi. “Queste manovre - secondo gli esperti dell’intelligence - hanno portato all’elezione di diversi consiglieri comunali in Francia noti per le loro simpatie con il regime di Erdogan”.
Il tutto ruota attorno a tre temi chiave: il genocidio armeno (che agli occhi del presidente turco non è mai esistito), la questione dei curdi (che definisce “terroristi”) e la personalità di Erdogan (che non dovrebbe essere mai criticata). Ma non è tutto qui.
Sorvegliato da vicino dai servizi segreti francesi, il Consiglio per la giustizia, l’uguaglianza e la pace (COJEP) svolge un ruolo chiave in questo ‘ecosistema’. È un’organizzazione non governativa con sede a Strasburgo. Ufficialmente lavora per i “diritti umani” e combatte “il razzismo e la discriminazione”.
Dallo scioglimento dei ‘Lupi Grigi’, un gruppo nazionalista di estrema destra, il COJEP si è tuttavia rivelato sotto una luce diversa. Uno dei suoi ex vicepresidenti, Veysel Filiz, legato all’estrema destra, è stato arrestato con circa 100 chili di eroina al confine tra Turchia e Bulgaria. In precedenza, nelle vesti di addetto stampa presso l’ambasciata in Belgio, era stato espulso per spionaggio, mentre il presidente del COJEP, Ali Gedikoglu, non gradisce che gli sia ricordato il legame dell’organizzazione con il potere turco e il suo ruolo di propagandista. Ma gli esempi in tal senso non mancano. Il 14 aprile 2018, a Dreux, il COJEP organizza una conferenza negazionista dal titolo “Historical look at the events of 1915 in the Ottoman Empire”. Due gli oratori invitati: Abdelaziz Chaambi e Yves Benard. Il primo è un veterano dell’UOIF di Lione, presidente del Coordinamento contro il razzismo e l’islamofobia (CRI). Il secondo si presenta come uno storico: è autore di due libri negazionisti sul genocidio armeno.
Sul manifesto che annunciava l’incontro c’era scritto in turco: “Non c’è stato nessun genocidio armeno”. E nel febbraio 2019, il COJEP aveva pubblicato un comunicato stampa per “esprimere la sua totale disapprovazione a seguito della dichiarazione del presidente Emmanuel Macron circa l'istituzione di una giornata ufficiale di commemorazione a favore della comunità armena”.
Il COJEP è stato ora ‘abbandonato’ dal regime a favore della Yurtdisi Türkler (YTB). Una nota dei Servizi francesi spiega che il suo ruolo è quello di “creare un voto turco” che potrebbe influenzare le politiche in Francia. Un progetto che Ankara sostiene e finanzia.