“Passano pochi giorni e il presidente del Consiglio chiede di rivedermi, da solo. Penso che Conte abbia finalmente capito che Italia Viva – in assoluta buona fede – sta cercando di aiutare il Paese ad affrontare l’emergenza e riprogrammare il futuro”. E invece il premier, che tra dicembre 2020 e gennaio 2021 cerca di evitare la crisi di governo, propone a Matteo Renzi di trasferirsi alla Nato. Lo rivela il leader di Italia Viva nel suo nuovo libro ‘Controcorrente’ (edito da Piemme).
Per indurlo a più miti consigli e convincerlo a non aprire una crisi al buio Palazzo Chigi avanza così l’ipotesi di candidare Renzi alla segreteria generale della Nato come successore del norvegese Jens Stoltenberg. È lo stesso Renzi in quel caso a spiegare ai media che “la Nato la decide Biden e nel maggio 2022, per ora ha altri problemi. La Nato non è sul piatto”.
Non è una novità per la politica italiana, che tenta spesso di risolvere i problemi interni ricorrendo al risiko dei ruoli internazionali di prestigio. Ma si tratta di tentativi che quasi mai vanno a buon fine per la pluralità dei soggetti coinvolti e per la complessità dei processi decisionali in organismi internazionali come Nazioni Unite, Nato ed Ue dove vige la regola del consenso e i fattori in gioco sono numerosi.
Incarichi che sono interpretati spesso come “camera di compensazione” per riparare qualche vulnus subito o per allontanare dalla scena politica italiana qualche personalità scomoda. Ma anche candidature bloccate nonostante il gradimento di altri Paesi.
Accade così che nel giugno del 2019 circoli il nome dell’ex premier Enrico Letta come presidente del Consiglio dell’Ue per la nuova legislatura europea, ma il Governo giallo-verde di allora rifiuta la candidatura. Già nel 2014 un’analoga candidatura di Enrico Letta come presidente del Consiglio dell’Ue, pur essendo considerato il punto di mediazione ottimale tra Ppe e socialisti, viene bocciata proprio da Renzi che dopo il blitz dello “stai sereno” vede come una minaccia il doversi interfacciare a Bruxelles e negoziare i dossier italiani proprio con il suo predecessore a Palazzo Chigi.
Anche l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato è bocciato durante gli anni di Berlusconi al governo. Nel dicembre del 2001 al vertice di Leaken lo stesso Berlusconi vota contro la proposta di altri Paesi di nominare Amato a presidente della Convenzione per i nuovi Trattati.
Sempre nel 2001 anche la candidatura di Umberto Ranieri a dirigere il Gruppo di stabilità dei Balcani, sostenuta da Angela Merkel, viene bloccata dal governo italiano, perché Ranieri è esponente dell’opposizione.
Sorte migliore non viene riservata nel 2009 alla candidatura dell’ex premier Massimo D'Alema come Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea. Tutto ciò mentre in Francia Jacques Chirac sostiene il socialista Pascal Lamy come direttore dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Nel 2001, dopo il G8 di Genova, Berlusconi tenta di convincere il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan di candidare il capo della Polizia Gianni De Gennaro al posto di Pino Arlacchi come capo dell’antidroga all’Undcp (agenzia delle Nazioni Unite). Ma Annan rifiuta la candidatura De Gennaro. Corsi e ricorsi storici.