Il più grande errore della cancelliera tedesca uscente. Così l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, oltre ad esser stato premier polacco dal 2007 al 2014 e attuale presidente del Partito popolare europeo, ha definito la decisione russo-tedesca di costruire il gasdotto Nord Stream 2, che collega via mare la Russia alla Germania, aggirando Polonia, Bielorussia, Ucraina e gli Stati baltici.
“Dal punto di vista degli interessi dell’Ue, Nord Stream 2 è un cattivo progetto”, ha detto Tusk, spiegando che la stessa Angela Merkel lo aveva riconosciuto in una conversazione tra i due. Secondo il politico polacco, Merkel si è dimostrata “impotente” di fronte alle pressioni degli interessi commerciali tedeschi.
Oltre a Polonia e Ucraina (il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha espresso la sua opposizione all’infrastruttura definendola una “pericolosa arma geopolitica del Cremlino”) sono da sempre contrari gli Stati Uniti, che temono una dipendenza crescente dell’Ue verso la Federazione russa e una maggiore influenza di Mosca in particolare sui paesi dell’Europa centrale e orientale. E questo è il punto più dolente per Berlino.
Nei giorni scorsi, il governo tedesco ha esortato il Congresso degli Stati Uniti a non sanzionare il gasdotto, sostenendo che ciò “alla fine danneggerebbe l’unità transatlantica”. Anche perché qualsiasi sanzione sarebbe “una vittoria per il presidente russo Vladimir Putin” in quanto danneggerebbe l’unità transatlantica.
Il punto è che l’opera è completata. Attende solo il via libera da Bruxelles, Usa permettendo. L’amministrazione Biden ha tuttavia ufficialmente rinunciato alle sanzioni come parte di un compromesso con la Germania: l’intesa prevede di investire in energia verde in Ucraina e di sanzionare la Russia se dovesse utilizzare il gasdotto come arma geopolitica.