Un ringraziamento e una nuova richiesta, quella di avere ancora più armi. Questo è il messaggio che Zelensky ha portato nei giorni scorsi a Biden e al Congresso americano durante la sua visita a Washington. Complice l’inverno, sul fronte si rischia uno stallo militare che complica i piani ucraini di riconquista.
Ma a Kiev sorge un altro timore. Il 3 gennaio si insedia infatti la nuova Camera a maggioranza repubblicana, tra le cui fila più di un esponente di spicco ha dichiarato che il tempo degli assegni in bianco all’Ucraina è finito. Biden ha tuttavia appena annunciato un nuovo pacchetto di forniture militari per Kiev da 1,8 miliardi di dollari.
Il supporto americano per l’Ucraina rimane pertanto solido: gli Usa hanno fino ad ora stanziato 25 miliardi di aiuti militari. Una cifra ben superiore a quella messa a disposizione dall’Ue (12 mld). Ma gli Stati Uniti potrebbero faticare a rispondere alle richieste ucraine. Biden ha ammesso le difficoltà dell’industria militare americana a soddisfare le commesse del Pentagono.
Passando al fronte avversario, a guardare il bilancio pubblico russo, lo spazio per il sostegno economico si sta riducendo ma c’è ancora. Grazie alla tassa sugli extraprofitti di Gazprom, l’avanzo di bilancio della Russia è più che quadruplicato a novembre.
L’anno dovrebbe chiudersi con un deficit di bilancio del 2%, che sarà coperto dal fondo sovrano nazionale cresciuto di 50 miliardi di dollari dall’inizio della guerra grazie alle esportazioni di petrolio e gas. Mosca e Kiev rischiano di ritrovarsi a corto di munizioni?