A sei mesi dall’inizio dell’invasione russa (che rischia ora di diventare una guerra di logoramento), e dopo aver contribuito affinché fosse raggiunto l’accordo sui cereali, il governo turco, che può contare sul secondo esercito della Nato per dimensioni dopo quello statunitense, prova a ritagliarsi un ruolo strategico.
“La restituzione della Crimea all’Ucraina, di cui è una parte inseparabile, è essenzialmente un requisito del diritto internazionale”. Lo ha affermato, in quello che appare un attacco diretto a Putin (sebbene i rapporti bilaterali tra Mosca e Ankara siano intensi), il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta Anadolu, sottolineando l’importanza per la sicurezza regionale e globale della “protezione dell’integrità territoriale, della sovranità e dell’unità politica dell’Ucraina”.
È un altro membro del governo turco ad alzare ulteriormente i toni. “In Occidente ci sono Paesi che vogliono che in Ucraina continui la guerra. Tra questi ci sono Paesi membri della Nato. Non intendo solo gli Usa, sto parlando di Paesi membri” ha affermato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu in un’intervista ad Haber Global, aggiungendo che tra gli Stati europei alcuni volevano sabotare l’accordo tra Ankara, Kiev, Mosca e Onu che ha sbloccato l’esportazione di cereali dall’Ucraina.