Le registrazioni audio delle mostruose conversazioni tra 15 sauditi e la loro vittima, il giornalista Jamal Khashoggi, sono state rivelate (per la prima volta nel 2019) dal quotidiano turco Sabah e oggi tornano in qualche modo di attualità, non solo per il maldestro viaggio dei giorni scorsi in Arabia Saudita da parte di Matteo Renzi ma anche perché a distanza di anni Riad si è limitata ad accusare del brutale assassinio solo alcuni funzionari di seconda fascia.
Le conversazioni registrate prima, durante e dopo l’omicidio del giornalista dissidente avvenuto il 2 ottobre del 2018 nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul sono state ricevute dalla National Intelligence Organization turca subito dopo il raccapricciante fatto e sono state condivise con le autorità turche competenti che svolgono un’indagine sull’incidente, nonché con funzionari e istituzioni internazionali.
Una delle registrazioni delle conversazioni tra Maher Abdulaziz Mutreb, il numero due del team partito apposta da Riad, e il medico Salah Muhammed Al-Tubaigy, incaricato di smembrare il corpo di Khashoggi, avviene alle ore 13:02, 12 minuti prima che il giornalista arrivasse al consolato per completare le procedure matrimoniali.
La conversazione tra i due, che sono tra i cinque sospettati sanzionati in Arabia Saudita per l’omicidio, è la seguente.
Mutreb: “È possibile mettere il corpo in una borsa?”
Al-Tubaigy: “Troppo pesante, è anche molto alto. A dire il vero, ho sempre lavorato sui cadaveri. So tagliare molto bene anche se non ho mai lavorato su un corpo caldo, ma ci riuscirò anche facilmente. Normalmente mi metto gli auricolari e ascolto musica quando taglio cadaveri. Nel frattempo, sorseggio un caffè e fumo. Dopo che l’ho smembrato, avvolgerai le parti in sacchetti di plastica, le metterai nelle valigie”.
Alla fine della conversazione, Mutreb chiede se l’“animale da sacrificare” è arrivato. Alle 13:14, una persona non identificata dice: “Khashoggi è qui”. Così entra nel consolato saudita e viene accolto da qualcuno che conosce. Gli viene detto che anche il console generale Mohammad al-Otaibi è presente nell’edificio. Subito dopo il giornalista inizia a insospettirsi, viene tirato per un braccio e dice: “Lasciami andare, cosa pensi di fare?”.
Non appena Khashoggi viene portato nella stanza dove è atteso, Mutreb gli intima: “Per favore siediti. Dobbiamo riportarti [a Riad]. C’è un ordine dell’Interpol che ha chiesto il tuo ritorno. Siamo qui per prenderti”.
Khashoggi replica: “Non ci sono cause legali contro di me. La mia fidanzata mi sta aspettando fuori”.
Durante queste conversazioni, un altro membro non identificato dice ripetutamente a Khashoggi di “tagliare corto”.
Alle 13:22 Mutreb chiede a Khashoggi se ha dei cellulari con se. La risposta è: “Ho due telefoni cellulari”. Mutreb: “Lascia un messaggio a tuo figlio”. Khashoggi: “Cosa dovrei dire, ci vediamo presto?”.
Membro della squadra non identificato: “Taglia corto” (riferendosi al giornalista).
Mutreb: “Scriverai qualcosa del tipo ‘Sono a Istanbul. Non ti preoccupare se non puoi raggiungermi’”-
Membro non identificato: “Togliti la giacca”-
Khashoggi: “Come può una cosa del genere svolgersi in un consolato?”-
Mutreb: “Aiutaci. Ti porteremo in Arabia Saudita e se non ci aiuti sai cosa succederà alla fine”.
Khashoggi: “C’è un asciugamano qui. Vuoi farmi drogare?”.
Al-Tubaigy: “Ti metteremo a dormire”.
Dopo essere stato drogato, Khashoggi implora di non tenergli la bocca chiuse: “Ho l’asma. Non farlo, mi soffocherai”. Queste sono state le ultime parole del giornalista.
I suoi assassini gli avevano già messo un sacchetto di plastica sopra la testa, causando la morte per soffocamento. Prima che il giornalista dia il suo ultimo respiro, si sentono rumori determinati da colluttazione e soffocamento.
Poi inizia la fase post mortem: si sentono rumori causati dallo smembramento del corpo. Alle 13:39 viene accesa la sega utilizzata normalmente per l’autopsia. Questa fase va avanti per mezz’ora.
Secondo il libro "Diplomatic Atrocity: The dark secrets of the Khashoggi murder", scritto dagli scrittori Sabah Abdurrahman Şimşek, Nazif Karaman e Ferhat Ünlü, il corpo di Khashoggi è stato smembrato da al-Tubaigy e portato fuori dall’edificio in cinque valigie. Il luogo in cui si trova il corpo di Khashoggi resta ad oggi sconosciuto.
Riad solo dopo tre settimane successivamente alla scomparsa di Khashoggi ha ammesso l’assassinio in modo premeditato, ma ha negato qualsiasi coinvolgimento della famiglia reale. Tutta la responsabilità è stata scaricata su funzionari di livello inferiore.
Ma l’esperta delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha condotto un’indagine indipendente sull’omicidio di Khashoggi, Agnes Callamard, ha sostenuto in un rapporto che l’Arabia Saudita è responsabile dell’omicidio e ha raccolto “prove credibili” che collegano il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman all’omicidio. Callamard ha anche evidenziato di non aver ricevuto alcuna cooperazione da parte di Riad e solo un simbolico aiuto da parte degli Stati Uniti.