Una domenica da dimenticare. Quella del 28 maggio si è rivelata un’ecatombe, in Spagna, per il Partito socialista (Psoe) del premier Pedro Sanchez, che ha perso quasi tutti i posti che contano nelle elezioni amministrative, come la Comunità Valenciana, l'Extremadura e Siviglia, ed è riuscito a mettere a segno un risultato molto buono solo nella Castilla-La Mancha. Poco dopo l’ufficializzazione dei risultati elettorali è arrivato l’annuncio a sorpresa del premier spagnolo, che ha convocato le elezioni anticipate per il 23 luglio.
Surclassato dal Partito Popolare (Pp) e da Vox (la formazione di estrema destra), per il Psoe la sconfitta è stata forte e inaspettata: in questa tornata elettorale ha perso sei dei nove governi regionali che guidava (Comunità Valenciana, Estremadura, Aragona, Baleari, Canarie e La Rioja) e 15 dei 22 capoluoghi di provincia. È anche vero però che il Partito popolare sarà in grado di governare nelle sei regioni conquistate solo con il sostegno di Vox.
Tornando al Psoe, l’entità della debacle accusata domenica ha indotto il premier iberico a non vedere altra soluzione alle dimissioni, con l’obiettivo di spostare il dibattito delle prossime settimane dalla sconfitta appena subita alle elezioni prossime venture. Che sia stata una mossa audace o spericolata, Sanchez non aveva probabilmente alternative.