Tutti, o quasi, i riflettori sono stati puntati sul 3 maggio, quando sono state pubblicate le previsioni di primavera della Commissione europea. In realtà la notizia più interessante è del giorno prima, quando sempre l’organo di governo dell’Ue ha presentato il nuovo budget per il periodo post-Brexit 2021-2027.
L’appuntamento era cruciale per due motivi. Primo, l’aspetto quantitativo: capire se l’entità del budget sarebbe cresciuto come sarebbe stato logico in un’ottica di una maggiore integrazione. Secondo, l’analisi qualitativa: valutare eventuali e auspicati cambiamenti nella distribuzione delle risorse per voci di spesa in base alle nuove priorità. Entrambi disattesi. Poco cambia rispetto al recente passato: le aree di spesa tradizionali, politica di coesione e agricoltura, erano e restano quelle. Complessivamente, la Commissione propone un bilancio a lungo termine di 1.135 trilioni di euro, pari all'1,11% del reddito nazionale lordo dell'Ue27.
Meno del 3% del bilancio sarà speso per gestire i fenomeni migratori e meno dell’8% per la ricerca e l'innovazione. Per affrontare i cambiamenti climatici dovrà bastare lo 0,4% delle risorse complessive del budget.
Parigi ha preso di mira la riduzione, avanzata da Bruxelles, del 5% del programma di politica agricola comune. Le sovvenzioni rappresentano un aiuto sostanziale per l’agricoltura francese, politicamente ancora influente seppur finanziariamente in difficoltà.
Il governo tedesco ha definito la nuova proposta come una buona base per iniziare i negoziati sul bilancio dell'Ue, nonostante preveda l’aumento dell'onere finanziario per la Germania di 10 miliardi di euro l'anno.
Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, ha bollato la proposta come "lontana da una soluzione accettabile". Sulla stessa lunghezza d’onda si è posizionato anche il primo ministro danese, Lars Lokke Rasmussen. Il premier olandese, Mark Rutte, ha respinto con forza il nuovo bilancio: lo ha definito “troppo alto”.
La proposta della Commissione verrà ora discussa e esaminata dagli Stati membri, che dovranno votarla all'unanimità, e dal Parlamento europeo. Un dato, tuttavia, appare già evidente: il quadro di bilancio proposto non tiene conto di possibili crisi future e non contribuisce ad aumentare la resilienza dell’Ue. Ma non per qualche errore di impostazione, semplicemente perché non è stato pensato per riuscirci.