Il lobbying è uno strumento democratico essenziale che consente alle organizzazioni e ai singoli individui di contribuire alla definizione delle politiche e al processo decisionale. Tuttavia, senza meccanismi che assicurino trasparenza, può portare a influenze indebite, a una concorrenza sleale e persino alla corruzione.
Per scoraggiare comportamenti inopportuni da parte del personale, le istituzioni dell’Ue applicano ciascuna il proprio quadro etico. La Commissione, il Parlamento e il Consiglio hanno inoltre sottoscritto il registro per la trasparenza, un punto di accesso centrale per i lobbisti che puntano a influenzare lo sviluppo delle politiche e il processo decisionale dell’Unione. Nel 2021 tali istituzioni hanno concordato il principio di condizionalità, in base al quale la registrazione è una condizione preliminare necessaria affinché i lobbisti possano praticare determinate attività.
“Il registro per la trasparenza dell’Ue deve essere rafforzato in modo da non diventare una tigre di carta. Sebbene fornisca informazioni utili sulle attività di lobbying, non è una bacchetta magica. È sempre possibile nascondere all’opinione pubblica una serie di interazioni di lobbying con i legislatori dell’Ue, riducendo in tal modo la trasparenza e incrinando la fiducia dei cittadini”, ha dichiarato Jorg Kristijan Petrovič, il Membro della Corte responsabile dell’audit.
L’accordo interistituzionale del 2021 è sostanzialmente in linea con i princìpi internazionali in materia di trasparenza e integrità delle attività di lobbying. Tuttavia, non stabilisce requisiti minimi per l’attuazione, ma lascia invece alle istituzioni la possibilità di applicarla in modo differente, ad esempio per quanto riguarda le attività di lobbying subordinate alla registrazione o le modalità di interazione dei lobbisti con i membri e il personale delle istituzioni. Il problema è che i lobbisti devono registrarsi solo per determinate riunioni e attività (ad esempio, per partecipare ad audizioni o gruppi di esperti).
Allo stesso tempo, le misure esecutive che le istituzioni possono adottare per garantire che i lobbisti assolvano gli obblighi di registrazione e informazione non bastano. Tra il 2019 e il 2022, sono stati rimossi in media quasi 1000 lobbisti all’anno per motivi amministrativi. Per contro, solo 6 sono stati rimossi a seguito di indagini.
Sebbene le istituzioni stiano adottando misure per aumentare la trasparenza e incoraggiare la registrazione, portando così alla diffusione di maggiori informazioni su riunioni e attività con i lobbisti registrati, tali informazioni non sono pubblicate in modo sistematico.
Inoltre, i controlli sui dati registrati dai lobbisti andrebbero ulteriormente migliorati, in particolare perché vi è il rischio che le Ong finanziate da terzi non divulghino le fonti di finanziamento affermando di rappresentare solo i propri interessi o l’interesse collettivo dei propri membri, circostanza che riguarda un terzo delle Ong registrate.
Nel frattempo, il numero di lobbisti iscritti nel registro per la trasparenza dell’Ue è aumentato notevolmente da quando quest’ultimo è stato creato, passando da circa 5500 nel 2012 a circa 12500 nel 2024.