La questione ora non è se il governo del cancelliere Olaf Scholz sopravviverà, ma per quanto tempo. Domenica sera, mentre il presidente francese scioglieva l’Assemblea nazionale, il cancelliere non si è visto in giro.
Il suo partito, l’Spd, ha incassato il peggior risultato dei socialdemocratici alle elezioni federali in oltre un secolo. Nonostante ciò, Scholz esclude elezioni anticipate anche nella prima economia europea, ma è una scelta che probabilmente dipende da lui fino a un certo punto.
Le elezioni europee, che hanno peraltro visto un’affluenza peraltro record in Germania, hanno messo in mostra che solo il 31% dei tedeschi (aventi diritto al voto) ha sostenuto uno dei tre partiti della coalizione tedesca al potere.
A soli due anni e mezzo dall’inizio del suo mandato, il governo litigioso di Scholz sembra aver comunque raggiunto un punto di rottura. Da un lato, ci sono due partiti (Spd e Verdi) che vogliono spendere più soldi; dall’altro, i liberali dell’Fdp che puntano a ridurre la spesa pubblica.
A questo punto, aumentano le probabilità che i liberali escano dall’esecutivo, anche se in Germania è difficile che i governi cadano. Al fine di evitare il ripetersi della politica disordinata dell’era di Weimar, che contribuì all’ascesa dei nazisti, il sistema tedesco infatti garantisce un certo grado di stabilità al governo di turno.
Ma Scholz potrebbe comunque avere i giorni contati. A settembre, infatti, nell’est del paese si torna al voto. E lì è l’AfD ad essere ora il partito più forte: una vittoria schiacciante della formazione di estrema destra potrebbe dare la spallata finale all’esecutivo cosiddetto semaforo (giallo, rosso, verde).