La sfida è diventata dura. Non c’è una semplice crisi economica da fronteggiare nell’Ue. C’è in gioco il mondo che verrà dopo la fine della pandemia. Per questo motivo il ‘no’ della Germania assume un sapore amaro. Sono ormai anni che Berlino e i paesi del nord Europa si rifiutano di condividere i rischi sistemici con le economie più deboli, quelle dell’Europa del Sud.
Sebbene sia principalmente per questo motivo che l’Ue non è ancora riuscita a diventare un’unione oltreché monetaria anche fiscale, c’è da dire che dal loro punto di vista la critica è comprensibile: dalla fine della crisi del 2008 non abbiamo fatto granché per migliorare i nostri conti pubblici, nonostante i tassi di interesse bassissimi.
Poi è arrivato, all’improvviso, il Covid-19 a sconvolgere la vita di tutto il mondo e i tatticismi. Stavolta non c’è in ballo la risposta a una recessione ma molto di più. Angela Merkel lo sa, così come sa che senza Europa la Germania non è in grado da sola di fronteggiare le superpotenze dell’economia mondiale sui mercati internazionali. A meno che non decida di sganciarsi da Bruxelles magari per avvicinarsi a Mosca. Uno scenario quest’ultimo che puo’ al momento essere derubricato nella fantapolitica.
Intanto il fronte schierato contro i “rigoristi”, i Paesi del nord fedeli al rigore e contrari a concedere aiuti incondizionati ai Paesi in difficoltà, si allarga. Al gruppo dei nove governi (capitanato da Italia, Francia e Spagna) che si sono schierati contro Germania e Paesi Bassi si sono aggiunti i tre Stati del Baltico(Estonia, Lettonia e Lituania), Slovacchia e Cipro. In totale, sono ora 14 i dissidenti.
L’ultimo negoziato portato avanti dall’Ue si è rivelato un fallimento. E una nuova ipotesi sta balenando in queste ore: eurobond sì, ma soltanto per i quattordici Paesi che ne fanno richiesta, senza gli ortodossi del nord Europa. Il che causerebbe una frattura senza precedenti difficile da ricomporre.
D’altronde, i Paesi più colpiti dall’emergenza ritengono gli eurobond l’unico strumento possibile per far fronte a una crisi profonda. Alcune stime della Bce indicano che se la situazione dovesse perdurare fino all’autunno l’Ue potrebbe andare incontro a una recessione del 10%. Uno scenario apocalittico quantomeno sotto il profilo economico. Che anche la Germania avrà interesse ad evitare.