Il Patto di stabilità è noto più che altro per il parametro del 3% del rapporto tra deficit e Pil, che di fatto frena la spesa pubblica dell’Italia in ragione del nostro altissimo debito pubblico.
Ma c’è un altro parametro, meno conosciuto. E che serve a stimolare gli investimenti in quei Paesi che, avendo bilanci solidi e in attivo, possono più di altri contribuire alla crescita loro e dell’Ue. È il parametro che misura il surplus delle partite correnti: gli Stati non devono superare una soglia, fissata al 6% del Pil, oltre la quale significa che si è risparmiato troppo e investito troppo poco. È il caso di Germania e Paesi Bassi, che negli anni scorsi hanno ampiamente superato quel limite.
Per Bruxelles, il concetto è semplice: se vogliamo continuare a chiedere rigore nei conti a chi ha accumulato debito pubblico, dobbiamo al contempo spingere a investire chi se lo puo' permettere, in modo da stimolare la crescita e aiutare chi, per ragioni di equilibrio di bilancio, non puo’ investire più di tanto.
È chiaro che l’elevato debito pubblico dell’Italia, il terzo al mondo, è un problema oggettivo per il nostro Paese e per l’Europa. Ma resta comunque difficile accettare lezioni da un Paese che (oltre ad essere di fatto un paradiso fiscale) ha sforato i parametri imposti dall’Ue e lo ha fatto a danno degli altri paesi membri.