La Commissione europea dà l’altolà all’Ungheria di Viktor Orbán. E stavolta lo stop può diventare davvero concreto. Il Recovery Fund di Budapest è stato sospeso. Il governo ungherese rischia così di perdere i 7,2 miliardi di euro previsti dal Piano. È l’ennesimo atto dello scontro tra l’Ue e il capo del governo magiaro.
Bruxelles deve esprimersi sul Pnrr ungherese entro lunedì 12 luglio. Nel frattempo, la Commissione europea non solo si appresta ad aprire una procedura di infrazione per la legge anti-Lgbtq che Budapest non vuole cambiare, ma ora sarebbe anche pronta a bloccare il suo Recovery plan.
L’Unione sperava in un passo indietro da parte di Budapest. Ma Orban tira dritto. Si profila così all’orizzonte uno scontro sempre più profondo. Da un lato l’Ue, dall’altro l’Ungheria che sembra voler uscire da un’orbita democratica in favore di progressioni autoritarie. Una tendenza che si sta evidenziando non soltanto nel paese magiaro, ma ad esempio anche in Polonia e Slovenia.
Così, dopo la traumatica uscita del Regno Unito, il rischio è che l’Unione perda altri pezzi. Paesi che cominciano a guardare più a Oriente che Occidente. E pensare che fino a poco tempo fa in molti auspicavano l’ingresso nell’Ue persino della Turchia. Ipotesi al momento tramontata.