Una deroga ai principi generali, regalando un’altra legge a chi sogna un controllo di massa più invasivo. Accade nell’Ue, che pure fino a poco tempo fa era considerata la parte più avanzata del mondo in materia di tutela della privacy. Invece martedì 6 luglio il parlamento europeo ha varato, a stragrande maggioranza, una controversa normativa che permetterà ai provider di setacciare ogni mail, ogni commento, ogni messaggio scritto (dal filtraggio saranno esentati i messaggi audio). In deroga, appunto, al Gdpr, il regolamento europeo per la protezione dei dati.
Il pretesto? Sempre lo stesso, sempre quello che anche al di là dell’Oceano giustifica le norme che violano la privacy: la lotta alla pedofilia. La ‘deroga’ durerà tre anni. Nel senso che i 537 eurodeputati che hanno votato sì (appena 133, invece, quelli contrario) sanno bene che la norma – proprio perché in contrasto col Gdpr – probabilmente non passerà l’esame di un tribunale e che i ricorsi avranno molte possibilità di essere accolti.
Quei tre anni di sospensione, la deroga temporanea delle misure a tutela della privacy dovrebbero servire, quindi, nelle intenzioni dei promotori ad evitare la bocciatura. Come se si trattasse di una misura straordinaria, eccezionale e quindi non sanzionabile.
I provider potranno scansionare, visionare e controllare tutti i messaggi, tutte le immagini sui siti, sui social, addirittura nelle email alla ricerca di testi e foto sospette. Il tutto affidato all’intelligenza artificiale: se l’algoritmo leggerà un contenuto come pericoloso, trasmetterà la segnalazione, senza verifica umana, a un centro che poi la girerà alle polizie competenti. Senza che gli indagati siano avvisati di questa inchiesta virtuale.