Joseph Stiglitz, economista statunitense e premio Nobel, si mostra d’accordo con chi, tra questi il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni e il ministro francese Bruno Le Maire, ritiene che sia auspicabile modificare il Patto di stabilità europeo, perché obsoleto e troppo angusto rispetto alla fase che il mondo attraversa. In realtà – secondo Stiglitz – “quei parametri, intendo i rapporti del 3% di deficit sul Pil e del 60% di debito sul Pil, credo siano stati un grave errore per l’Europa”. Ciò che “importa è che l’Ue cresca, anche usando la spesa pubblica come sta facendo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda sembra posizionarsi l’esecutivo italiano. La strategia di Palazzo Chigi punta a “svuotare” le regole più dure per non mettere a rischio la ripresa. Ma, prima di fare il passo decisivo, Mario Draghi dovrà aspettare l’esito delle elezioni politiche in Germania. Probabilmente, per il post-Merkel, il governo italiano troverebbe una strada meno tortuosa se a vincere fosse il candidato dell’Spd.
In ogni caso, il nostro paese dovrà comunque fare attenzione al proprio debito pubblico, anche qualora i cordoni imposti da Bruxelles si allentassero. “L’Italia ha un debito molto alto. Tutti i Paesi europei dell’Eurozona hanno adesso in media un debito del 100%. E qui i messaggi sono chiaramente due – ha spiegato Gentiloni -. Bisogna tenerlo d’occhio questo debito ed evitare di aggiungere spese permanenti che rendano il peso del debito sempre maggiore e che alla fine si scaricano sulle prossime generazioni. Noi chiamiamo il nostro programma ‘Next Generation Eu’, ma se alla next generation lasciamo un debito troppo consistente non credo che facciamo la cosa giusta.”