Il Parlamento europeo ha respinto con 328 voti contro 278 e 33 astensioni l’obiezione all’inserimento del gas e del nucleare nella tassonomia delle energie rinnovabili. È così passato il testo della Commissione presentato lo scorso gennaio che considera “durevoli” alcuni investimenti per la produzione di energia nelle centrali nucleari che non emettono CO2 costruite fino al 2030 (e che adottano un protocollo per maggiore sicurezza dal 2025 e piani per lo stoccaggio delle scorie dal 2050). Accettate anche le centrali a gas, a condizione che utilizzino le tecnologie più avanzate e che permettano la chiusura di centrali a carbone, ancora più inquinanti.
Non è tuttavia detta l’ultima parola: Austria e Lussemburgo hanno l’intenzione di rivolgersi alla Corte di giustizia europea. Nel frattempo, la Commissione ha assicurato che “resta determinata a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per allontanare l’Ue da fonti energetiche a forti emissioni di carbonio”. In queste ore, l’attenzione della Commissione e degli Stati membri è tutta rivolta alla minaccia russa di chiudere il rubinetto del gas, le preoccupazioni ecologiche passano in secondo piano.
Mosca ha annunciato “riparazioni” alla pipeline Nord Stream 1 per metà luglio, per la Germania significa un blocco che dovrebbe durare due settimane: e se Putin decidesse di prolungare lo stop? Non per caso, Ursula von der Leyen ha ricordato che bisogna prepararsi “ad altri tagli” da parte di Mosca.
Con una mano, l’Ue ha varato sei pacchetti di sanzioni (a metà agosto entra in vigore l’embargo sul carbone russo, a fine anno quello sul petrolio, mentre sul gas, invece, Bruxelles non ha ancora deciso nulla, ma subisce i ricatti di Mosca).
Con l’altra, inserendo il gas nella tassonomia – sottolinea Greenpeace - fa un regalo a Putin: sono almeno quattro miliardi di euro l’anno per Mosca, che servono a finanziare la guerra in Ucraina, 32 mld fino al 2030. Il rafforzamento del dollaro rispetto all’euro e l’aumento dei prezzi dell’energia contribuiscono anch’essi a riempire le casse russe.
Per i Verdi la tassonomia è frutto di un “patto faustiano” tra Francia e Germania: la seconda, anti-nucleare, avrebbe scambiato l’appoggio di Parigi al gas con il sostegno al nucleare francese (e dell’est europeo).