Due conferenze e un articolo scritto su un sito web. Sono le uniche tracce del lavoro di “promozione attiva delle attività dell’associazione Fight Impunity” per il quale Dimitris Avramopoulos ha ricevuto un compenso di 60 mila euro. L’ex commissario europeo ha ammesso di aver ricevuto 5 mila euro al mese per un anno dall’Ong di Antonio Panzeri, finita al centro dell’inchiesta della procura di Bruxelles perché considerata una “centrale del riciclaggio”. L’esponente del Ppe ha poi sottolineato di aver ottenuto “l’autorizzazione scritta da Ursula von der Leyen”, anche se l’Ong non era iscritta al registro Ue della trasparenza. Un dettaglio non trascurabile.
In particolare l’attenzione si sta concentrando sugli incontri di Avramopoulos con i membri dell’attuale Commissione, anche se non risulta direttamente coinvolto nell’inchiesta sul presunto giro di corruzione e riciclaggio di denaro che sarebbe stato orchestrato dal Qatar e dal Marocco per influenzare le decisioni del Parlamento europeo.
Ma alcuni elementi relativi alla sua collaborazione con Fight Impunity sono controversi. Innanzitutto la sua attività di promozione dell’Ong. La presidente della Commissione europea lo aveva autorizzato a ottenere una remunerazione in virtù del fatto che lui avrebbe dovuto fare “campagne di sensibilizzazione, come ad esempio pubblicare articoli, partecipare a convegni, lanciare eventi, rilasciare interviste”.
Avramopoulos, però, ha partecipato soltanto a due eventi pubblici di Fight Impunity, oltre a scrivere un articolo. Il primo risale al 2021, quando è intervenuto per pochi minuti durante l’introduzione di un webinar online organizzato dal Delphi Economic Forum. Il secondo risale invece al 13 aprile del 2022: un convegno in Grecia, sempre del Delphi Economic Forum, che ha visto l’ex commissario sul palco in compagnia di Panzeri. Non propriamente un’attività intensa.