Brexit, bocciato l'accordo May

Il Parlamento si pronuncia contro l'intesa con l’Ue raggiunta da Theresa May. Corbyn annuncia una mozione di sfiducia. Tutti gli scenari possibili

Brexit, bocciato l'accordo May dalla Camera dei Comuni: 432 voti contrari
La premier britannica Theresa May

Il Parlamento britannico ha bocciato il piano di Theresa May sulla Brexit. Con 432 no e 202 a favore, la Camera del Comuni come previsto non ha dato il via libera all'accordo con Bruxelles per l'uscita dall'UE. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha annunciato una mozione di sfiducia.

Scenari possibili

No-deal

In caso di una Brexit senza accordo, la prospettiva è quella di un crollo dell’economia britannica e della sterlina, oltre a un sensibile aumento della disoccupazione. Le relazioni commerciali fra Regno Unito e Ue sarebbero regolamentate dalle norme del World Trade Organization e dovrebbero essere introdotti una serie di dazi e barriere non tariffarie. Ma secondo i sostenitori della Brexit più convinti occorre una politica commerciale indipendente ed è “meglio un no-deal che un cattivo accordo”.

Piano B

L’esecutivo sarà obbligato, in base a un emendamento approvato dai deputati la scorsa settimana, a presentare entro tre giorni un piano B. Ma sarà emendabile nel senso che la Camera dei Comuni avrà la possibilità di votare politiche alternative, che vanno da un no-deal “gestito” a un nuovo referendum o a un'intesa rivista.

Secondo referendum

La possibilità di un secondo referendum, finora esclusa da Theresa May, sta incontrando un crescente sostegno. I favorevoli sperano così di ribaltare il risultato del primo referendum, quello del 23 giugno del 2016. Il Partito laburista sarebbe d’accordo con questa opzione nel caso in cui non si dovesse andare a elezioni anticipate.

Mozione di sfiducia

Jeremy Corbyn ha detto che, nell'eventualità la mozione di sfiducia sia approvata, il Labour negozierebbe un nuovo accordo con Bruxelles.

Rinvio della data di uscita dall’Ue

Il rinvio della Brexit (attualmente prevista per il 29 marzo del 2019) tramite un’estensione dell’articolo 50 è un'ulteriore possibilità. Ma in questo caso cosa ne sarebbe delle elezioni europee?

Fonte
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