Otto anni di carcere per l’ad di Eni, Claudio Descalzi, e per il suo predecessore, Paolo Scaroni, dieci anni per l’ex ministro del petrolio Nigeriano, Dan Etete, 7 anni e 4 mesi per Roberto Casula, ex responsabile per le attività operativa per la compagnia petrolifera italiana nell’area dell’Africa sub-sahariana, e la 'doppia' confisca di 1 miliardo 92 milioni e 400 mila dollari sia nei confronti di Eni e di Shell, sia nei confronti di tutti gli imputati.
Sono le richieste del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, che con il pm Sergio Spadaro ha sostenuto l'accusa nel processo per corruzione internazionale con al centro la presunta maxi tangente, pari alla metà della cifra che ad avviso dei due magistrati va confiscata.
Soldi che sarebbero stati versati dalle due multinazionali nove anni fa ai politici della Nigeria con retrocessioni a manager italiani e intermediari in cambio dei diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl 245.