Howard Schultz, ex presidente di Starbucks, ha annunciato di dimettersi dalla multinazionale il 4 giugno per impegnarsi nell'ambito pubblico.
Schultz ha gestito un'impresa multinazionale di enorme successo il cui marchio, se dovesse candidarsi come democratico, rappresenterebbe una risorsa importante. È brillante e la sua ricchezza gli assicura l'opportunità di poter comunicare un messaggio politico.
Il partito democratico non ha ancora individuato il proprio front-runner da contrapporre a Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2020. Schultz potrebbe rispondere all’identikit. Eppure avrebbe di fronte a sé ostacoli che sembrano insormontabili.
Un punto a non convincere tutti è se un altro miliardario, Schultz, possa rappresentare un’effettiva discontinuità con l’altro miliardario, Trump. A preoccupare alcuni democratici sono anche le dichiarazioni recenti dell’ex boss di Starbucks sull’opportunità di ridurre il debito pubblico. Il che viene letto come impossibilità di espandere la spesa per l'istruzione, la formazione, l'assistenza sanitaria e le infrastrutture. Ma ciò non significa che, come democratico o indipendente, Schultz possa rivelarsi l’eccezione che conferma la regola.