“Quanto sangue dovrà scorrere ancora, perché il Congresso si decida ad agire? C’è una crisi, umanitaria e di sicurezza nazionale, al nostro confine.” Donald Trump parla al paese per dieci minuti in un appello dallo Studio Ovale della Casa Bianca. Il presidente Usa chiede 5,7 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine del Messico, “per fermare criminali, gang, trafficanti di esseri umani”.
Si rifiuta di firmare la legge di bilancio – provocando da 18 giorni il blocco parziale dell’Amministrazione federale, il cosiddetto shutdown – se non include i fondi per la barriera fisica al confine. “L’unica soluzione – sostiene il presidente – è che i democratici votino una legge che difenda le nostre frontiere e riapra i servizi pubblici”. Trump non sembra disposto a cedere sul muro, che rappresenta il simbolo della sua politica restrittiva sull’immigrazione, una delle promesse a cui la base repubblicana è più affezionata.
Gli ha risposto la democratica Nancy Pelosi. “Il presidente la smetta di tenere in ostaggio il popolo americano, quella crisi al confine la sta creando lui, che riapra i servizi pubblici” ha detto la presidente della Camera dei deputati, dove i democratici hanno riconquistato la maggioranza lo scorso autunno.
Nei prossimi giorni Trump si recherà per una visita al confine col Messico. L’obiettivo è mantenere alta la tensione e fare in modo che i media internazionali si occupino di questo tema e non di altri. Ma il paradosso è che lì dove vuole costruire il muro il presidente statunitense incontrerà anche gli agenti della polizia di frontiera, la Border Patrol, costretti per la terza settimana a lavorare senza ricevere lo stipendio. E nulla nel discorso dalla Casa Bianca sembra indicare uno spiraglio per risolvere la paralisi sul bilancio e far cessare lo shutdown della pubblica amministrazione.