Gli Stati Uniti escono dallo storico trattato con la Russia per il controllo degli armamenti nucleari, firmato da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov 32 anni fa. L’accordo è stato fino ad oggi una delle pietre miliari del disgelo, che portò alla fine della Guerra Fredda. Furono, così, distrutti 2.692 missili, 846 americani e 1.846 russi.
La conferma della decisione statunitense è giunta dopo il fallimento degli ultimi negoziati tra Washington e Mosca svoltisi nell'ultima settimana a Pechino. Era stato Donald Trump nelle scorse settimane ad accusare ripetutamente Mosca di aver violato quegli accordi. Accuse respinte dal Cremlino, che a sua volta ha ammonito la Casa Bianca su una pericolosa ripresa della corsa alle armi nucleari.
In realtà, anche l’Europa e la Nato accusano la Federazione russa, che appare sempre più preoccupata dall’espansione dell’alleanza atlantica nei paesi dell’ex blocco sovietico, di non rispettare il trattato dal 2014.
Che Mosca non sia tranquilla lo confermano anche le parole del viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov – riportate dall’Agenzia Interfax – secondo il quale gli Stati Uniti potrebbero schierare un totale di “48 missili da crociera” in Europa, mettendo così “in pericolo” la Russia e Mosca “non può ignorare questa minaccia”.