Trump il saggio, Trump il moderato, Trump il pacifista. Chi lo avrebbe mai detto di colui che in tv o via twitter da anni accende conflitti (finora solo verbali) in patria e ovunque nel mondo? E invece forse sì: l'ex tycoon che affrontava ogni questione con il tatto di un carroarmato sta tirando fuori l'ennesima carta a sorpresa, quella della prudenza e della diplomazia.
Glielo riconosce un conservatore d'eccezione, Mark Weinberg, dal 1981 al 1989 a fianco di Ronald Reagan, quale suo capo dei rapporti con la stampa e poi assistente speciale alla Casa Bianca durante una delle presidenze più unanimemente apprezzate nella storia degli Usa. Il focus di Weinberg è sulle scelte di Trump su due questioni molto scottanti: la politica dell'immigrazione e l'Iran.
Weinberg mette sotto accusa i due principali consiglieri di Trump su queste materie. Stephen Miller, il militante della ultra-destra da sempre ispiratore di una politica ai limiti della spietatezza nei confronti degli immigrati “illegali” e poi John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale. Ebbene, Trump ha fatto bene a disattendere i “consigli” dei suoi stretti collaboratori.
Miller proponeva di separare forzatamente i genitori immigrati dai figli e “deportare” i primi. Bolton, da sempre un super falco anti-Iran premeva perché gli Usa rispondessero duramente all'abbattimento di un drone statunitense da parte dei pasdaran iraniani.
In entrambi i casi Trump è sembrato cedere alle pressioni dei due uomini del suo staff, per poi, fare una brusca inversione a U e mostrare il volto del buon senso. Nessuna deportazione in massa dei genitori immigrati – che porterebbe allo sconvolgimento di famiglie ormai “americane” - e nessun attacco “mirato” all'Iran, che avrebbe comportato la perdita di un centinaio di iraniani e, potenzialmente, acceso un conflitto devastante.
“Trump ha ascoltato i suoi angeli migliori” scrive Weinberg su The Daily Caller sito web conservatore - quasi a sottendere che Bolton e Miller siano due “demoni” - “e chi se ne importa se lo ha fatto solo all'ultimo, come molti gli rimproverano. Che problema c'è? L'importante è che ha preso le decisioni giuste”, Weinberg aggiunge: “Trump ha usato il suo istinto e in tutte e due le questioni ha avuto il coraggio di fare un passo indietro sull'orlo dell'irreparabile”. Proprio come Ronald Reagan.