L’arresto del poliziotto di 44 anni incriminato per la morte brutale dell’afroamericano George Floyd non ferma le proteste, che ora dilagano da Minneapolis a tutti gli Usa.
Migliaia di persone sono scese in strada in 25 città. Non solo Washington, da New York a Dallas, da Houston a Las Vegas, da Des Moines a Memphis e Portland, sono state date alla fiamme auto della polizia e diversi negozi sono stati saccheggiati.
E il bilancio è già pesante: 2 morti. Un manifestante e un agente.
“La morte di George Floyd è una grande tragedia e difendo il diritto a manifestare pacificamente, ma non permetterò a una folla arrabbiata di dominare, sono determinato a proteggere la democrazia e lo stato di diritto”. Lo ha detto il presidente Donald Trump da Cape Canaveral.
Ma tra roghi, pistole e saccheggi sarebbe un errore ridurre il tutto solo a uno scontro tra bianchi e neri. Anche perché stavolta a scendere in strada non ci sono soltanto quest’ultimi.
Mentre per Trump, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, la situazione si complica. La pandemia di Covid-19 non è stata gestita bene negli Usa e la grave crisi economica (con 40 milioni di disoccupati) rischia di trasformarsi in una polveriera sociale. Fino alla morte cruenta di George Floyd.