Abbassare il costo dei trattamenti antitumorali testando un dosaggio più basso dei farmaci per verificarne l'efficacia: un gruppo di medici oncologici ha sondato questa possibilità su un farmaco per il tumore del sangue chiamato Imbruvica, il cui trattamento in genere costa 148mila dollari all'anno.
Dopo un primo ciclo con tre compresse al giorno è possibile che il trattamento possa funzionare anche a dosi più basse e le prime evidenze cliniche vanno in questa direzione. I ricercatori del Value in Cancer Care Consortium, organizzazione senza scopo di lucro per abbattere il costo dei farmaci più cari, ha verificato gli effetti economici di un'eventuale dose giornaliera più bassa.
Janssen e Pharmacyclics, le società che producono Imbruvica attraverso una partnership, hanno però messo in atto una nuova strategia di prezzo (su cui stavano lavorando già dal 2015): entro i prossimi tre mesi smetteranno di produrre la capsula originale da 140 milligrammi sostituendola con un nuovo formato, che aumenterà il prezzo per quei pazienti che portano avanti il trattamento con una dose più bassa del farmaco.
Con il nuovo regime di tariffazione, l’onere del costo del paziente, a parità di dosaggio, sarà pari quasi al doppio. In una dichiarazione congiunta Janssen e Pharmacyclics hanno definito gli studi sul dosaggio inferiore “di natura altamente esplorativa”.
Con il vecchio regime, i medici potevano facilmente calibrare le dosi in base alla risposta dei pazienti aumentando o diminuendo le pillole al giorno a seconda della necessità: con il nuovo, invece, dovranno avviare un protocollo per chiedere il cambio dose con ulteriori passaggi burocratici. Il nodo, comunque, resta il prezzo: i farmaci potrebbero diventare presto inaccessibili negli Stati Uniti, come accade nei Paesi in via di sviluppo.